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Grammatica




Come scrivere e leggere il dialetto barese.




LEZIONE 1

Per scrivere correttamente il dialetto barese si deve tener conto di alcune regole fondamentali, di gioviniana filosofia, ritenuto dal sottoscritto quale più affidabile e concreto assertore dell’idonea grammatica dialettale barese.

Il barese sfuma notevolmente la vocale finale, che diviene unica e indistinta. Questa vocale si scrive sempre ed obbligatoriamente perché sonorizza la consonante cui si accompagna. Per tutti valga l'esempio delle parole contenti “e”, provate a leggerle senza considerarle per poi rileggere tenendone conto (es. marenàre, pernàcchie). Se si capisce che tutte le vocali "e" non toniche sono sfumate, e che si dovranno leggere le sole “è” (accentate), il barese sarà scritto e letto molto più facilmente da chiunque.
Ad esempio, “Che cosa hai fatto?”, si scriverà “ Ce ssì ffàtte?”, e non “C sì fatt?”; oppure “segno” si scriverà “sègne” perché la prima vocale è pronunciata.

L'uso delle vocali accentate (toniche) in ogni parola, andrebbe perseguito almeno fino a quando tale sistema grafico non diventa d’uso comune, ovviamente nei soli casi dove tale utilizzo è indispensabile perché, francamente, ritengo inutile usarlo in parole come “vase”, “ricche”, ecc. nelle quali è lampante che l’accento debba cadere sulla prima sillaba.

Altra caratteristica della parlata barese è il raddoppiamento consonantico iniziale, ad esempio, “andiamo a casa” si scrive "sciàm'a ccàse", sono di Bari "sò de BBare", vado a fare "vogghe a ffà", a riprova di questo, rileggete non raddoppiando le consonanti e mi darete ragione.

Non pochi estensori adoperano ornare parole con segni (tipo apostrofi) con i quali fanno precedere o seguire parole, ad esempio “una” si dice e si scrive "na" non certo “ 'na”, sottintendendo con l'apostrofo la perdita della u, ignorando che na (così come l'art. 'il' si scrive “u” e basta), nasce prima della parola italiana una, visto che da noi il dialetto lo parlavano già coi centurioni.

Molti altri adoperano ingiustificatamente lettere di alfabeti stranieri, anche se personalmente ritengo giusto il solo utilizzo della “K” in parole con un grave “Ch” tipo “sckattàte”, cioè “scoppiate”; abolirei completamente l’adozione della “J” che spesso si legge anche in pubblicità, usata per dire “Io”; ora pronunciate con me le seguenti unioni vocali: “ia”, “ie”, “iì”e ditemi se il terzo esempio è molto differente foneticamente da quello che utilizziamo nel dialetto. Conosco già la risposta, è lui!

Infine, il connotato più indicativo del barese è l'animo burlone e giocherellone (U Prìsce), che si manifesta con simpatia trastullando le parole. Difatti la raccolta di seguito non è un semplice tradurre delle parole nella lingua patria, ma una rivisitazione in senso allargato e semi-serio non solo di vocaboli ma di veri e propri “modi di dire” che esprimono un concetto preciso e per questo, inseriti di prepotenza nella disamina.



LEZIONE 2 - L'ALFABETO BARESE..




Le sole lettere che compongono l’alfabeto barese sono:

A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T U V Z


Per molti sarà una novità costatare la presenza della “K” che ha suono del “C” dura e viene sempre preceduta dal nesso consonantico “SC” formando appunto ”SCK”, come nell’es. Scattàte – Scattate, Sckattàte – Scoppiate.

Le lettere “J”-“X”-“Y” non sono di massima, impiegate.
Non pochi scrittori baresi usano la “J”, c’è chi la individua in “Gei”, chi in “Iota”, ma senza giustificarne il motivo, anzi ignorando che questa lettera ha funzione consonantica (o semi) e utilizzandola addirittura in posizione tonica (es. Vjinde – Vento, Cappjidde – Cappello). Poiché l’accento tonico cade sempre su una vocale e mai su una consonante, è così evidente l’incongruenza di tale utilizzo. L’uso della “J” cominciò presumibilmente con la venuta degli stranieri in Italia ed il suo impiego è da ricercare nei primi scrittori dialettali che hanno, così, influenzato anche coloro che si sono cimentati successivamente, perpetuando tale erroneo uso. Per trascrivere la parola “Io”, non pochi utilizzano “Jì”, trascurando che è innanzitutto “I” (I vènghe – Io vengo, I pènze a ttè! – Io penso a te); inoltre, analizziamo il caratteristico fonema che adoperiamo: “Iì”! Nelle elisioni perde giustamente una vocale, come nei numerosi esempi: Ièrve diventa d’èrve, Iègghie diventa d’ègghie.   





PRONUNCIA DELLE CONSONANTI...

Ricordando che i fonemi sono in numero maggiore rispetto alle consonanti e va da sé che per quanto concerne la loro pronuncia, a volte si fa ricorso ad espedienti tipici dell’italiano come la “GL” gutturale e palatale, l’uso della “S” e “Z” che possono avere due suoni, rispettivamente uno sordo e l’altro sonoro (Sàrde e Sblendòre).
Ma soffermiamoci celermente e singolarmente su di esse.

B               
Conserva un suono più marcato rispetto all’italiano e poiché le consonanti hanno tre gradi principalidi pronuncia, rispettivamente tenue-medio –marcato, unitamente al fatto che la grafia comune ci consentedi  indicare il massimo grado di forza con le consonanti doppie, ne deriva che opportuno optare per il seguente tipo di trasformazione:Bari, si scriverà “BBare”, es. “Vogghe aBBare” – Vado a Bari, esempio di consonante marcata; Barese, si scriverà “Barèse”, es. “Iì sò barèse” – Sono barese, è un esempio di consonante media, quindi, non raddoppiata.Il suono doppio della “b” si verifica facilmente in principio di parola che nel corpo, specie se seguita da vocale accentata.

C  
Ha suono gutturale davanti a “l – r – u – a – o”, è palatale innanzi 
a“e” e “i”, infine, preceduta da “n” si tramuta in “g”, 
es.  Ancora –Angòre. 
“Ce” e “Ci”, spesso si modificano in “Sce”, 
es. Luce – Lusce, Dice – Disce.

D              
 All’inizio della parola ed alla fine, resta immutata, es. Ad aprire – Ad aprì. Il gruppo “nd” spesso diventa “nn”, es. Vendere – Vènne. Fra due vocali, può mutare in “t”, es. Piede – Pète, Brodo - Bb

F               
Rimane inalterata, in alcuni casi preceduta da “n”, muta in “b”, es. In fondo – M-bbùnne.
                 
G              
Nelle desinenze in agli-egli-igli-ogli-ugli, raddoppia, es. Paglia – Pàgghie, Puglia – Pùgghie.
Nelle desinenze aggio-igia-eggio, muta in àsce-èsce-ìsce, es. Raggio – Rasce, Valigia – Valìsce.
Iniziale o mediana, davanti a “e” e “i”, diviene marcata, es. Giovane – Ggiòvene.

H              
Come nell’uso italiano.

K                
Come già visto, usata solo per seguire il gruppo “sc”. 
Adoperato spesso in quasi tutti i verbi in 4^coniugazione e nelle parole terminanti in “sco”, es. Fresco – Frìscke, Conosco – Canòscke.
                 
L               
Alla doppia, corrisponde spesso “dd”, es. Callo – Cadde.

M             
Preceduta dalla “i”iniziale, tende ad eliderla, 
es. Imperatore – Mberatòre.
Spesso raddoppia nel corpo della parola, 
es. Comandare – Chemmannà.

N               
Se seguita da ”s”, questa si tramuta in “z”, 
es. Insomma – N-zomme.
Tramuta la “c” un “g”, es. Non cammina – Non gamìne.
Se precede “t”, si tramuta in “d”, es. Non tiene – Non dène.
Se precede una “d”, la elimina ed essa si raddoppia, 
es. Quando – Quànne.
A volte è richiesta davanti alle parole, es. Per niente – Ndùtte.

P               
Spesso si trasforma in “b”, se preceduta da “m” o “n”, es. Impiastro – mbiàstre, In piedi – M-bìite; ma può verificarsi anche senza, es. Sepoltura – Sebeldùre.

Q              
Se preceduta da “n”diventa “g”, es. Quintina – Guindìne.

R               
Frequenti epentesi, es. Vespa – Vrèspe, Fischio – Frìscke.
Frequenti metatesi, es. Capra – Crape, Fabbrica – Fràbbeche.

S               
Come già visto, può esser sorda davanti a “c – p – r – t”, mentre è sonora davanti a “b – d – g – l – m – n – v”.
Preceduta da “n”, muta in “z”, es. Non so – No zzacce.

T               
Preceduta da “n”, spesso muta in “d”, es. Antonio – Andògne.

V               
Preceduta da “n”, qualche volta diviene “b” e la “n” diventa “m”, es. In viso – M-bacce.

Z                
Come la “s”, può essere sor da o sonora, come la “g” tra vocali 
tende al raddoppio come nelle parole terminanti in “ione”, tranne 
quelle dove è preceduta da consonante, 
es. Attenzione – Attenziòne. 
Generalmente sonora quando iniziale di parola, sorda se l’accento 
cade su sillabe oltre la prima.
Seguita  da “u” accentata, ha suono aspro e si raddoppia facilmente all’inizio di parola es. Zucchero – Zzùcchere.
USO DELLA LETTERA “K” ...
In più di un trattato linguistico, per ragioni di opportunità di ordine grafico e fonetico, alcune parole baresi fanno ricorso al grafema “k”, dando così alla luce il gruppo consonantico “sck”, come nelle seguenti parole poste ad esempio: Ascke, asckuànde, fresckâ (der. fresckétte e friscke), defriscke, frusckue, mesckâ, rasckâ, sckamâ, sckattâ, sckéne, scketâ, sckife, sckume, etc.







I PRONOMI PERSONALI

Il pronome ha la funzione di sostituire il sostantivo con tutte le sue determinazioni di persona, numero e luogo.

Io – Ì *- Iì, Me/mi – Mè/mi, Di me – De mè, A me/mi – A mmè/mi, Da me – Da mè, Con me – Che mmè. 

 Tu – Tu, Te/Ti -  Tè/te, Di te – De tè, A te/ti – A ttè/te, Da te – Da tè, Con te – Che ttè.

Egli/Ella o Esso/Essa o Lui/lei – Iìdde/Ièdde, Di sé – De Iìdde/Ièdde, A sé – A Iìdde/Ièdde, Da sé – Da Iìdde/Ièdde, Con sé – Che Iìdde/Ièdde.

Noi – Nù, Noi/Ci – Nù/Nge, Di noi – De nù, A noi/Ci – A nnù/Nge, Da noi – Da nù, Con noi – Che nnù.

Voi – Vu, Voi/Vi – Vu/Ve, Di voi – De vu, A voi/Vi – A vvu/Ve, Da voi – Da vu, Con voi – Che vvu.

Essi/ Loro – Lore, Sé/si – Le/Lore, Di sé – De lore, A sé – A llore, Da sé – Da lore, Con loro – Che llore.

*Etimologicamente parlando, è il vero pronome e può essere usato anche dopo l’apostrofo (es. Pur’ì – Anch’io). Accanto ad esso, troviamo il particolare fonema tipico della parlata brese, il cui suono sgorga naturalmente dalla sequenza “ià”, “iè”, “Iì”(Es. Traiìne – Traino, carro, scherzo).




AGGETTIVI POSSESSIVI :

U mìe – il mio, la mè – la mia, le mìe – i miei, le mie;

U tùe – il tuo, la tòe – la tua, le tùe – i tuoi, le tòe - le tue;

U sùe – il suo, la sòe – la sua, le sùe – i suoi, le sòe – le sue;

U nèste – il nostro, la nòste – la nostra, le nèste – i nostri, le nòste – le nostre;

U vuèste – il vostro, la vòste – la vostra, le vuèste – i vostri, le vòste – le vostre; 

U lòre – il loro, la lòre – la loro, le lòre – i loro, le lòre – le loro. 




AGGETTIVI e PRONOMI DIMOSTRATIVI...

Indicano la posizione di una persona nello spazio, nel tempo o nel discorso rispetto a chi parla ed ascolta. Sono:

Questo - Cusse
Questa - Chèsse
Questi - Chisse
Queste - Chèsse


Codesto - Cudde
codesta – Chèdde ddè
Codesti – Chidde ddè
Codeste – Chèdde dde


Quello-Quell’-Quel - Cudde
Quella-quell’ - Chèdde
Quei-Quegli - Chidde
Quelle - Chèdde



AGGETTIVI INDEFINITI...
Indicano la quantità o la qualità del nome a cui si riferiscono in modo vago ed impreciso. Sono:

Poco - Picche
Tanto - Assà
Certo – Ccèrte
Ogni - Ogne
Qualche - Quàcche
Vari - Devìrse
Tutto - Tutte



AGGETTIVI NUMERALI...

CARDINALI 
Uno - Iune, 
due - Du, 
Tre – Ttrè, 
Quattro – Quàtte, 
Cinque – Cinghe, 
Sei – Sé, 
Sette – Ssètte, 
Otto – Uètte, 
Nove – Nnove  
Dieci – Ddèsce.

ORDINALI 
Primo - Prime, 
Secondo - Secònne, 
Terzo – Tèrze, 
Quarto – Quàrte, 
Quinto – Quìnde, 
Sesto – Sèste, 
Settimo – Sèttime, 
Ottavo – Ottàve, 
Nono – None  
Decimo – Dècime.



ARTICOLI DETERMINATIVI, INDETERMINATIVI E PARTITIVI...

ARTICOLI DETERMINATIVI:
Il, Lo - U
La - La
I, Gli, Le - Le

ARTICOLI INDETERMINATIVI:
Un, Uno - Nu
Una - Na

ARTICOLI PARTITIVI:
Del,Dell’, Dello - Du
Dei, Degli – De Le
Della, Dell’, Delle – De Le



PREPOSIZIONI IMPROPRIE...

Davanti – Innànze / Nnànze
Dopo – Dope / Pò
Vicino – Vecìne / Azzìcche
Lungo - Lunghe
Durante - Mèntre
Verso - Vèrse
Mediante - Tràmete


PAROLE STRANIERE ADOTTATE DAI BARESI...


Vocaboli di origine araba
-uagliò > ualad [ragazzo]


Vocaboli di origine greca
-àmele > αμυλον (amylon) [contenitore di terracotta]
-dò, addò > εδω (edò) [qui];
-tavúte > θάπτω (thapto) [seppellire];
-remmàte > απορρηματα (aporrìmata) [immondizia];
-cèndre > κέντρον (kèntron) [chiodo];
-ceràse > κεράσιον (keràsion) [ciliegia];
-amínue > αμυγδαλο [mandorla]; caso estremamente raro mèlene (cfr. ital. mandorla); plurale mènele, con metatesi consonantica.
-pedresíne > πετροσελινον (petroselinon) [prezzemolo]
-Nà! > Να! [ecco!]

Vocaboli di origine latina

-scí > latino ire, italiano volgare gire
-cícere > cicer [cece];
-crà > cras [domani];
-díscete > digitum [dito];
-descetà > oscitare [svegliare];
-mò > mox [adesso, subito];
-pescrà > post cras [dopodomani];
-prévete > presbiter [prete];
-fasúle > phaseolus [fagiolo]
-mestàzze/mustàzze > mystax [baffi];
-accattà/é > accaptare [comprare];.

Vocaboli di origine francese

-palde/palte > poche [tasca];
-tirabusciò > Tire-bouchon [cavatappi];
-buatta > Boîte [barattolo di latta].


Vocaboli - Espressioni di origine spagnola

-vràzze > bràzo (vràso) [braccio];
-criatùre > criatura [figlio, prole, creatura];
-amménde > almendra [mandorla];
-auànde > aguantar [prendere, mantenere];
-recchiò > maricòn [omosessuale];
-suste > susto [angoscia];
-marànge > naranja [arancia].
-strepiàte > estropeado [rotto, danneggiato];
-sparatràppe > esparadrapo [cerotto];
-"stogghe de féste" > estar de fiesta [in entrambi in casi vuol dire festività importante,in paese o in famiglia]
-aìre > ayer [ieri]

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