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martedì 25 dicembre 2012

NATALE 2012 ...Auggure de bone Natale a tutte quanne!



e, pe ffarte dù resate, scazze ddò!! AUGGURE ...

martedì 13 novembre 2012

COME SCRIVERE IL DIALETTO BARESE...

Per scrivere correttamente il dialetto barese si deve tener conto di alcune regole fondamentali, di gioviniana filosofia, ritenuto dal sottoscritto quale più affidabile e concreto assertore dell’idonea grammatica dialettale barese.

Il barese sfuma notevolmente la vocale finale, che diviene unica e indistinta.
Questa vocale si scrive sempre ed obbligatoriamente perché sonorizza la consonante cui si accompagna. Per tutti valga l'esempio delle parole contenti “e”, provate a leggerle senza considerarle per poi rileggere tenendone conto (es. marenàre, pernàcchie). Se si capisce che tutte le vocali "e" non toniche sono sfumate, e che si dovranno leggere le sole “è” (accentate), il barese sarà scritto e letto molto più facilmente da chiunque.
Ad esempio, “Che cosa hai fatto?”, si scriverà “ Ce ssì ffàtte?”, e non “C sì fatt?”; oppure “segno” si scriverà “sègne” perché la prima vocale è pronunciata.

L'uso delle vocali accentate (toniche) in ogni parola, andrebbe perseguito almeno fino a quando tale sistema grafico non diventa d’uso comune, ovviamente nei soli casi dove tale utilizzo è indispensabile perché, francamente, ritengo inutile usarlo in parole come “vase”, “ricche”, ecc. nelle quali è lampante che l’accento debba cadere sulla prima sillaba.

Altra caratteristica della parlata barese è il raddoppiamento consonantico iniziale, ad esempio, “andiamo a casa” si scrive "sciàm'a ccàse", sono di Bari "sò de BBare", vado a fare "vogghe a ffà", a riprova di questo, rileggete non raddoppiando le consonanti e mi darete ragione.

Non pochi estensori adoperano ornare parole con segni (tipo apostrofi) con i quali fanno precedere o seguire parole, ad esempio “una” si dice e si scrive "na" non certo “ 'na”, sottintendendo con l'apostrofo la perdita della u, ignorando che na (così come l'art. 'il' si scrive “u” e basta), nasce prima della parola italiana una, visto che da noi il dialetto lo parlavano già coi centurioni.

Molti altri adoperano ingiustificatamente lettere di alfabeti stranieri, anche se personalmente ritengo giusto il solo utilizzo della “K” in parole con un grave “Ch” tipo “sckattàte”, cioè “scoppiate”; abolirei completamente l’adozione della “J” che spesso si legge anche in pubblicità, usata per dire “Io”; ora pronunciate con me le seguenti unioni vocali: “ia”, “ie”, “iì”e ditemi se il terzo esempio è molto differente foneticamente da quello che utilizziamo nel dialetto. Conosco già la risposta, è lui!

Infine, il connotato più indicativo del barese è l'animo burlone e giocherellone, che si manifesta con simpatia trastullando le parole. Difatti la raccolta di seguito non è un semplice tradurre delle parole nella lingua patria, ma una rivisitazione in senso allargato e semi-serio non solo di vocaboli ma di veri e propri “modi di dire” che esprimono un concetto preciso e per questo, inseriti di prepotenza nella disamina.

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