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sabato 29 gennaio 2011

PRONUNCIA DELLE CONSONANTI...



Ricordando che i fonemi sono in numero maggiore rispetto alle consonanti e va da sé che per quanto concerne la loro pronuncia, a volte si fa ricorso ad espedienti tipici dell’italiano come la “GL” gutturale e palatale, l’uso della “S” e “Z” che possono avere due suoni, rispettivamente uno sordo e l’altro sonoro (Sàrde e Sblendòre).
Ma soffermiamoci celermente e singolarmente su di esse.

B               
Conserva un suono più marcato rispetto all’italiano e poiché le consonanti hanno tre gradi principalidi pronuncia, rispettivamente tenue-medio –marcato, unitamente al fatto che la grafia comune ci consentedi  indicare il massimo grado di forza con le consonanti doppie, ne deriva che opportuno optare per il seguente tipo di trasformazione:Bari, si scriverà “BBare”, es. “Vogghe aBBare” – Vado a Bari, esempio di consonante marcata; Barese, si scriverà “Barèse”, es. “Iì sò barèse” – Sono barese, è un esempio di consonante media, quindi, non raddoppiata.Il suono doppio della “b” si verifica facilmente in principio di parola che nel corpo, specie se seguita da vocale accentata.

C 
Ha suono gutturale davanti a “l – r – u – a – o”, è palatale innanzi a“e” e “i”,infine, preceduta da “n” si tramuta in “g”, es.  Ancora – Angòre. “Ce” e “Ci”, spesso si modificano in “Sce”, es. Luce – Lusce, Dice – Disce.

D              
 All’inizio della parola ed alla fine, resta immutata, es. Ad aprire – Ad aprì. Il gruppo “nd” spesso diventa “nn”, es. Vendere – Vènne. Fra due vocali, può mutare in “t”, es. Piede – Pète, Brodo - Bb

F               
 Rimane inalterata, in alcuni casi preceduta da “n”, muta in “b”, es. In fondo – M-bbùnne.
                 
G              
Nelle desinenze in agli-egli-igli-ogli-ugli, raddoppia, es. Paglia – Pàgghie, Puglia – Pùgghie.
Nelle desinenze aggio-igia-eggio, muta in àsce-èsce-ìsce, es. Raggio – Rasce, Valigia – Valìsce.
Iniziale o mediana, davanti a “e” e “i”, diviene marcata, es. Giovane – Ggiòvene.

H              
 Come nell’uso italiano.

K                
 Come già visto, usata solo per seguire il gruppo “sc”. 
Adoperato spesso in quasi tutti i verbi in 4^coniugazione e nelle parole terminanti in “sco”, es. Fresco – Frìscke, Conosco – Canòscke.
                 
L               
 Alla doppia, corrisponde spesso “dd”, es. Callo – Cadde.

M             
 Preceduta dalla “i”iniziale, tende ad eliderla, es. Imperatore – Mberatòre.
 Spesso raddoppia nel corpo della parola, es. Comandare – Chemmannà.

N               
Se seguita da ”s”, questa si tramuta in “z”, es. Insomma – N-zomme.
Tramuta la “c” un “g”, es. Non cammina – Non gamìne.
Se precede “t”, si tramuta in “d”, es. Non tiene – Non dène.
Se precede una “d”, la elimina ed essa si raddoppia, es. Quando – Quànne.
A volte è richiesta davanti alle parole, es. Per niente – Ndùtte.

P               
 Spesso si trasforma in “b”, se preceduta da “m” o “n”, es. Impiastro – mbiàstre, In piedi – M-bìite; ma può verificarsi anche senza, es. Sepoltura – Sebeldùre.

Q              
 Se preceduta da “n”diventa “g”, es. Quintina – Guindìne.

R               
 Frequenti epentesi, es. Vespa – Vrèspe, Fischio – Frìscke.
 Frequenti metatesi, es. Capra – Crape, Fabbrica – Fràbbeche.

S               
 Come già visto, può esser sorda davanti a “c – p – r – t”, mentre è sonora davanti a “b – d – g – l – m – n – v”.
 Preceduta da “n”, muta in “z”, es. Non so – No zzacce.

T               
 Preceduta da “n”, spesso muta in “d”, es. Antonio – Andògne.

V               
Preceduta da “n”, qualche volta diviene “b” e la “n” diventa “m”, es. In viso – M-bacce.

Z               
Come la “s”, può essere sor da o sonora, come la “g” tra vocali tende
al raddoppio come nelle parole terminanti in “ione”, tranne quelle 
dove è preceduta da consonante, es. Attenzione – Attenziòne. 
Generalmente sonora quando iniziale di parola, sorda se l’accento 
cade su sillabe oltre la prima.
Seguita  da “u” accentata, ha suono aspro e si raddoppia facilmente 
all’inizio di parola es. Zucchero – Zzùcchere.

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