Il barese sfuma notevolmente la vocale finale, che diviene unica e indistinta.
Questa
vocale si scrive sempre ed obbligatoriamente perché sonorizza la
consonante cui si accompagna. Per tutti valga l'esempio delle parole
contenti “e”, provate a leggerle senza considerarle per poi rileggere
tenendone conto (es. marenàre, pernàcchie). Se si capisce che tutte le
vocali "e" non toniche sono sfumate, e che si dovranno leggere le sole
“è” (accentate), il barese sarà scritto e letto molto più facilmente da
chiunque.
Ad
esempio, “Che cosa hai fatto?”, si scriverà “ Ce ssì ffàtte?”, e non “C
sì fatt?”; oppure “segno” si scriverà “sègne” perché la prima vocale è
pronunciata.
L'uso
delle vocali accentate (toniche) in ogni parola, andrebbe perseguito
almeno fino a quando tale sistema grafico non diventa d’uso comune,
ovviamente nei soli casi dove tale utilizzo è indispensabile perché,
francamente, ritengo inutile usarlo in parole come “vase”, “ricche”,
ecc. nelle quali è lampante che l’accento debba cadere sulla prima
sillaba.
Altra
caratteristica della parlata barese è il raddoppiamento consonantico
iniziale, ad esempio, “andiamo a casa” si scrive "sciàm'a ccàse", sono
di Bari "sò de BBare", vado a fare "vogghe a ffà", a riprova di questo,
rileggete non raddoppiando le consonanti e mi darete ragione.
Non
pochi estensori adoperano ornare parole con segni (tipo apostrofi) con i
quali fanno precedere o seguire parole, ad esempio “una” si dice e si
scrive "na" non certo “ 'na”, sottintendendo con l'apostrofo la perdita
della u, ignorando che na (così come l'art. 'il' si scrive “u” e basta),
nasce prima della parola italiana una, visto che da noi il dialetto lo
parlavano già coi centurioni.
Molti
altri adoperano ingiustificatamente lettere di alfabeti stranieri,
anche se personalmente ritengo giusto il solo utilizzo della “K” in
parole con un grave “Ch” tipo “sckattàte”, cioè “scoppiate”; abolirei
completamente l’adozione della “J” che spesso si legge anche in
pubblicità, usata per dire “Io”; ora pronunciate con me le seguenti
unioni vocali: “ia”, “ie”, “iì”e ditemi se il terzo esempio è molto
differente foneticamente da quello che utilizziamo nel dialetto. Conosco
già la risposta, è lui!
Infine,
il connotato più indicativo del barese è l'animo burlone e
giocherellone, che si manifesta con simpatia trastullando le parole.
Difatti la raccolta di seguito non è un semplice tradurre delle parole
nella lingua patria, ma una rivisitazione in senso allargato e
semi-serio non solo di vocaboli ma di veri e propri “modi di dire” che
esprimono un concetto preciso e per questo, inseriti di prepotenza nella
disamina.