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venerdì 25 marzo 2011

La fatìghe se chiame checòzze a mè non m'angòzze, a mè non m'angòzze...se chiamàsse pure ceràse a mè non me trase, non me trase!

TRADOTTO: 
La fatica si chiama cocuzza a me non m'ingozza, a me non
m'ingozza (si chiamasse anche ciliegia, a me non mi entra, non mi entra)!

SIGNIFICA: 
Molto nota la prima parte, meno la seconda.
La cocuzza, la zucchina,  è uno dei cibi più poveri
della tradizione culinaria pugliese, uno dei cibi che i contadini
erano costretti a mangiare quasi ogni giorno dell'anno.
Inoltre essa è un ortaggio composto prevalentemente d'acqua e con poca sostanza. Così i baresi si rivolgono alle persone
sfaticate: il lavoro è come la zucchina, viene subito a noia. E, se per la zucchina c'è qualche giustificazione, non ce ne possono essere invece per le ciliegie, frutto prelibato, che dura solo un breve periodo all'anno. In questo caso si sottolinea il fatto che la persona di cui si discute non ha proprio alcuna voglia di lavorare, neanche nelle migliori condizioni. Interessante l'uso del regionalismo ingozzarsi in modo intransitivo, con altri vocaboli, con il significato di aver voglia ― o più spesso non avere voglia ― di fare qualcosa: oggi non *m'ingozza proprio di lavorare.

Dalla tesi di Stefania Carone - Filastrocche

By Tony LOCORRIERE™
..non m'angòzze...

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